“Nell’ultimo anno le vite di tutti noi hanno subito profondi cambiamenti e il ruolo dell’educatore ovviamente non è da meno.” Così racconta la sua ultima esperienza Silvia, educatrice e tutor di Saltatempo, che segue i ragazzi sia da un punto di vista educativo che di avanzamento professionale, focalizzando per loro sempre nuovi obiettivi volti a migliorare capacità e approccio critico all’interno della società.
Circostanze così inusuali come quelle vissute nell’ultimo periodo ci hanno portato a riflettere parecchio sull’importanza delle relazioni umane, quei rapporti prima tanto scontati ma oggi così pieni di valore.
Anche ai lavoratori di Saltatempo è toccato vivere il duro periodo pandemico limitando la maggior parte delle relazioni sociali. “All’inizio, per motivi di sicurezza, non era previsto che la mia figura continuasse ad accedere alle aziende dove lavoravano i nostri ragazzi.” – spiega Silvia. “È stato fondamentale, perciò, mantenere con loro frequenti contatti sia telefonici che via WhatsApp”.
Catapultati in uno scenario al limite dell’immaginazione, la priorità era diventata da subito quella di superare barriere invisibili ed accorciare, almeno un po’, le distanze. È così che anche i ragazzi di Saltatempo hanno provato a sfruttare al massimo i metodi di relazione virtuale attraverso l’utilizzo di strumenti digitali, ma non senza sforzi. “Mi sarebbe piaciuto, infatti, - racconta Silvia – incontrare i ragazzi in riunioni a distanza, ma alcuni di loro hanno ancora qualche difficoltà nell’utilizzo di specifiche app e device: questa riflessione ci sta servendo per pianificare corsi di formazione ad hoc molto presto”, andando così a colmare attitudini ad oggi indispensabili sia nel lavoro che nel quotidiano.
Ma la difficoltà più grande è stata quella di superare la paura, sia fisica che mentale, quel senso di smarrimento che ha colpito tutti, ma che ha accentuato vuoti e sconforto nelle persone più sensibili. “Alcuni di loro hanno limitazioni fisiche che mettono le loro capacità molto a rischio" Per questo, è stato necessario mettere in atto delle procedure appropriate con i medici specialisti per permettere ai lavoratori di svolgere le loro mansioni seguendo specifici passaggi che non mettessero a rischio la loro salute. "Per loro non è stato facile accettarlo, ma con una buona dose di supporto emotivo, ce l’hanno fatta".
Nonostante il forte smarrimento iniziale, “un anno dopo mi piace pensare che grazie al loro immenso coraggio e al lavoro di tutti, in particolar modo di Maurizio Marciano (Presidente) e Niccolò Carboni (RSPP), nessuno è rimasto a casa per la paura” – conclude Silvia. “Saltatempo non segue una tipologia di lavoratore in particolare, ma ognuno di loro è un universo a parte e le loro diversità ci danno sempre grandi spunti di riflessione e di crescita, sia umana che professionale”.
Speriamo, allora, che questo scoglio possa diventare, un giorno, propedeutico e una risorsa per migliorare il modo con cui i ragazzi potranno gestire una situazione di smarrimento, panico o un momento di sconforto inaspettato, avendo imparato ad agire con prudenza e riflessione, ma soprattutto ad apprezzare con entusiasmo quelli che saranno i futuri momenti di libertà.